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L'ALIMENTAZIONE EQUILIBRATA
PRINCIPI GENERALI
LA PIRAMIDE ALIMENTARE
L’ALLERGIA ALIMENTARE E L'INTOLLERANZA ALIMENTARE
PRINCIPI GENERALI
Un’alimentazione razionale ed equilibrata è quella che un individuo deve perseguire quotidianamente in base alle proprie necessità biologiche e nutrizionali, al fine di mantenere un buono stato di salute. Questo significa che non esiste un’alimentazione standard adatta a tutte le persone, in quanto le esigenze nutrizionali variano da individuo ad individuo. Tuttavia esistono principi generali e fondamentali che costituiscono i pilastri di una sana e corretta alimentazione. Ci sono tre tappe da seguire per la formulazione di una dieta equilibrata:
- Stabilire il fabbisogno calorico
- Distribuire le calorie apportate dai principi nutritivi
- Distribuire le calorie ed i principi nutritivi nell’arco della giornata
Il fabbisogno energetico totale di un soggetto è il risultato della somma dei dispendi energetici delle seguenti componenti:
- il metabolismo basale
- l’attività fisica
- la termoregolazione
- l’azione dinamico specifica degli alimenti.
Metabolismo basale (MB)
Rappresenta il dispendio energetico più importante del consumo totale (circa il 60-80%). E’ il parametro che esprime la quantità di energia minima necessaria ad un individuo per il mantenimento delle sue funzioni vitali in condizioni di riposo. Il MB dipende da diversi fattori tra cui l’età, il sesso, il peso corporeo, lo stato di nutrizione e lo stress.
Attività fisica
Il dispendio energetico per l’attività fisica influisce sul fabbisogno totale in misura variabile secondo il tipo, la frequenza e l’intensità dell’attività svolta. Altri fattori che influiscono sulla richiesta energetica sono la velocità di esecuzione, la temperatura ambientale, la concentrazione ed il sesso dell’individuo. Con i lavori pesanti il fabbisogno energetico totale può anche raddoppiare rispetto al MB, mentre con le attività leggere può rappresentare un incremento anche del 30%.
Termoregolazione
In condizioni normali la temperatura corporea è di 36,5-37,2°C; il controllo dell’equilibrio termico (termoregolazione) è localizzato nell’ipotalamo. La produzione di calore per mantenere costante la temperatura corporea in climi molto freddi può far aumentare anche di 3-4 volte il valore del MB.
Azione dinamico specifica degli alimenti
L'azione dinamico specifica degli alimenti (acronimo: ADS), anche detta termogenesi indotta dalla dieta (acronimo: TID), è un fenomeno metabolico per cui, in seguito all'ingestione degli alimenti, l'organismo produce (quindi consuma) PIU' ENERGIA rispetto alla condizione basale (Metabolismo Basale - acronimo: MB).
L'azione dinamico specifica è differente tra alimento e alimento, poiché essa dipende soprattutto dalla composizione nutrizionale degli stessi.
L'azione dinamico specifica di un alimento è il risultato delle ADS dei glucidi, dei protidi e dei lipidi in esso contenuti, che variano anche in base alla loro quantità
I protidi vantano un'azione dinamico specifica del 20-30% (ovvero, il costo di digestione, assorbimento e metabolizzazione delle proteine aumenta il MB del 20-30% circa)
I carboidrati possiedono un'azione dinamico specifica del 5-10%)
I grassi hanno un'azione dinamico specifica del 2-5% Glucidi
I glucidi (anche detti carboidrati o zuccheri) devono coprire una buona parte delle calorie totali; vanno assunti privilegiando quelli complessi (amido e fibra) e limitando quelli semplici (saccarosio e glucosio). E’ importante notare che l’unica fonte utilizzabile di energia per le cellule del cervello è il glucosio, perciò la sua disponibilità è condizione necessaria per il corretto funzionamento del Sistema Nervoso. Un’assunzione di glucosio, però, che ecceda il fabbisogno e, quindi, la capacità dell’organismo di trasformarlo in glicogeno, determina la sua conversione in lipidi semplici e l’accumulo sotto forma di tessuto adiposo.
Una distribuzione glucidica equilibrata è la seguente:
55-65% delle kcal totali giornaliere
3/4 amido e 1/4 glucidi semplici
almeno 30 g di fibra
Protidi
I protidi (anche detti proteine) assunti con la dieta forniscono alle cellule gli aminoacidi necessari per i loro processi metabolici. Se la quota proteica introdotta con la dieta è superiore al fabbisogno, gli aminoacidi sono trasformati in altri composti oppure utilizzati come fonte energetica.
Una distribuzione proteica equilibrata è la seguente:
10-15% delle kcal totali giornaliere
adulti: 2/3 di origine vegetale e 1/3 di origine animale
bambini e adolescenti: 1/2 di origine vegetale e 1/2 di origine animale
Lipidi
I lipidi (anche detti grassi) devono coprire, nei bambini e negli adolescenti, circa il 30% delle calorie totali, mentre negli adulti e negli anziani la percentuale deve diminuire fino al 25-28%. Costituiscono un’ottima fonte di energia, ma l’eccesso si deposita nel tessuto adiposo.
Una distribuzione lipidica equilibrata è la seguente:
25-30% delle kcal totali giornaliere
2/3 di origine vegetale (acidi grassi insaturi) e 1/3 di origine animale (acidi grassi saturi)
Colesterolo: non più di 300 mg/die
Vitamine e sali minerali
Un apporto giornaliero adeguato di vitamine e sali minerali, che non hanno potere energetico, può essere assicurato con l’assunzione di una dieta variata. Le alte temperature e l’ossigeno danneggiano in misura più o meno considerevole le vitamine, mentre i sali minerali si disperdono nell’acqua di cottura; è importante, quindi, adottare sistemi di cottura e di conservazione adeguati per ridurre le perdite di questi nutrienti. Si consiglia di consumare quotidianamente frutta e ortaggi freschi in abbondanza, alternando il più possibile le scelte.
Acqua
Il fabbisogno giornaliero di acqua varia in funzione di diversi fattori, ad esempio l’età dell’individuo, il clima ed il tipo di alimentazione. Mediamente il fabbisogno giornaliero è di 1 g di acqua per ogni kcal assunta e viene soddisfatto attraverso gli alimenti solidi, le bevande e l’acqua endogena. E’ buona regola bere acqua in abbondanza.
E’ stata elaborata dal Dipartimento dell’Agricoltura americano e presentata al Governo degli Stati Uniti a partire dal 1992. Essa mostra in modo semplice e intuitivo i concetti fondamentali da assimilare per conseguire una sana e corretta alimentazione quotidiana. La piramide è divisa in varie sezioni, ognuna delle quali contiene alimenti equivalenti. Le dimensioni delle sezioni suggeriscono in modo visivo la quantità o frequenza di consumo giornaliero degli alimenti in esse contenute. La base della piramide contiene il pane, la pasta, il riso, i cereali in genere. E’ consigliato consumarne 6-7 porzioni al giorno. La fascia inferiore è suddivisa in 2 sezioni, contenenti rispettivamente la frutta e la verdura. Si dovrebbero consumare 3-5 porzioni al giorno. La fascia immediatamente superiore è suddivisa in altre due sezioni, contenenti latte e derivati (esclusi burro e panna) e carne, pollame, pesce, legumi secchi, uova e frutta secca. Sono da preferire carni magre, pesce e legumi. Si raccomanda di non eccedere nel consumo delle uova e di consumare con moderazione la frutta secca. Inoltre si consiglia di consumare 1-2 porzioni al giorno degli alimenti appartenenti a questa sezione. Il vertice della sezione contiene i grassi da condimento e gli zuccheri aggiunti, che sono nutrienti da consumare con estrema moderazione. Essi, infatti, sono già presenti in altre sezioni della piramide in quanto contenuti in svariati alimenti. |

LA PIRAMIDE ALIMENTARE
Suddivisa su sei livelli, la Piramide ci indica le corrette proporzioni dei cibi che non dovrebbero mai mancare nella nostra dieta. Nel livello più basso, alla base della Piramide, sono rappresentati i cibi da consumare più spesso, mentre man mano che si salgono i gradini vengono indicati quelli da consumare con minor frequenza. |

È stata rivisitata nel corso degli anni e dobbiamo la sua stesura al Dipartimento dell'Agricoltura Statunitense, che ha elaborato questo grafico per cercare di arginare l'epidemia di obesità e problemi correlati, prima causa di morte nella popolazione dell'America del nord.
Per molti di noi, che veniamo da una tradizione gastronomica di tipo mediterraneo, questa piramide non è una novità: si tratta infatti della riedizione scientifica di quella che comunemente chiamiamo dieta mediterranea. Tuttavia la globalizzazione economica e culturale ha portato anche da noi un approccio al cibo molto più statunitense di quanto non fosse in passato. E questa abitudine va corretta prima che determini gli stessi danni sanitari e sociali che si sono avuti in altre nazioni.
Possiamo sintetizzare la piramide alimentare in questo modo:
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è necessario assumere cereali integrali e grassi vegetali ad ogni pasto;
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frutta e verdura devono essere consumate nell'ordine di due o tre porzioni al giorno;
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una dieta sana prevede l'integrazione quotidiana di piccole porzioni di legumi e frutta secca, da una a tre volte al giorno;
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il pesce, il pollame e le uova, alternativamente, possono essere consumati per tre volte a settimana, così come i formaggi, ricchi di calcio;
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carni rosse, burro, cereali raffinati, patate e dolci vanno consumati con moderazione.
In questo caso viene preso in considerazione l’indice glicemico al posto della quantità di calorie assunte, ovvero, la velocità con cui 50 grammi di quell'alimento determinano un aumento del glucosio nel sangue. Vengono quindi privilegiati alimenti a basso indice glicemico. Da notare che alla base della piramide viene posta la necessità di svolgere attività fisica giornaliera e di rispettare una corretta idratazione, non inferiore al litro e mezzo di acqua al giorno.
La piramide così rappresentata va riferita a soggetti sani. |

L’ALLERGIA E L'INTOLLERANZA ALIMENTARE
Le allergie e le intolleranze alimentari sono due classi di reazioni indesiderabili che si manifestano in alcuni individui in seguito all’ingestione di alimenti che, di norma, sono invece ben tollerati. Non sempre è facile fare una netta distinzione tra le due patologie, in quanto alcuni sintomi, come mal di pancia e diarrea, possono manifestarsi in entrambi i casi. I meccanismi biologici che scatenano le allergie e le intolleranze alimentari sono però di natura differente: nelle prime è coinvolto il sistema immunitario, mentre nelle seconde non è dimostrabile alcun meccanismo immunologico.
La cura abituale nei casi di allergie o intolleranze alimentari consiste nella Dieta ad Esclusione, ossia nell’eliminazione dal regime alimentare dell’alimento verso cui si è sensibili, una volta che esso sia stato individuato. Le reazioni immunologiche hanno una finalità difensiva dell’organismo nei confronti degli agenti esterni, ma nei soggetti allergici la reazione di difesa è inconsueta ed amplificata, dando luogo a manifestazioni patologiche.
L’allergia alimentare è la reazione anomala dell’organismo a particolari sostanze, che sono di solito proteine e sono definite allergeni, contenute nei cibi. Gli allergeni provocano, in soggetti geneticamente predisposti, la sensibilizzazione di particolari cellule, che, cercando di difendersi dagli allergeni, liberano sostanze chimiche. Queste ultime sono responsabili dei sintomi dell’allergia.
I sintomi dell’allergia alimentare possono essere a carico dell’apparato digerente (coliche addominali, diarrea, vomito), della pelle (prurito, orticaria, eczema), dell’apparato respiratorio (starnuti, rinite, asma), del sistema nervoso (mal di testa, vertigini), oppure possono coinvolgere diversi organi ed apparati fino ad arrivare allo shock anafilattico. Le manifestazioni allergiche possono presentarsi entro pochi minuti dall’ingestione dell’alimento, per sensibilità nei confronti dell’allergene integro, oppure dopo ore o giorni, per sensibilità verso i prodotti derivati dalla digestione dell’allergene. Le allergie alimentari possono esordire a qualunque età, ma di fatto sono più frequenti negli adulti che nei bambini.
Gli alimenti più frequentemente responsabili delle allergie alimentari sono: latte, uova, crostacei, molluschi, frumento, mais, cioccolata, noci, nocciole, pomodori, pollo, maiale, legumi, fragole e lamponi. In realtà quasi tutti gli alimenti possono essere allergizzanti e sono pochissimi quelli che causano raramente sintomi allergici (riso, agnello, pesche, pere, carote, lattuga, olio di oliva o di sesamo, zucchero, patate o tè). Le intolleranze alimentari o allergie croniche, oggetto di studio da parte dell'Ecologia Clinica, rappresentano un argomento per molti sconosciuto e spesso sottovalutato. Esse rappresentano una reazione indesiderata ad un certo alimento, in cui non è possibile dimostrare un coinvolgimento del sistema immunitario. Le reazioni tossico-intolleranti agli alimenti e alle sostanze chimiche si possono presentare in forma "mascherata"; spesso accade, cioè, di essere intolleranti ad un alimento che si assume quotidianamente ed i disturbi che ne derivano, essendo cronici, non vengono notati. In alcuni casi, addirittura, si può avvertire una sensazione di temporaneo benessere in seguito all’assunzione dell’alimento in questione. In altre parole il mascheramento è la riduzione o la scomparsa dei sintomi che si verifica dopo l'assunzione del cibo al quale si è intolleranti; all'opposto, l'astensione da quel cibo causa una vera e propria sindrome da astinenza, cui segue il ripresentarsi dei sintomi cronici, spesso in una forma acuta. Il malessere può durare anche 3-4 giorni, il tempo necessario affinché l'organismo elimini nuovamente le tossine alimentari.
Le intolleranze alimentari possono presentarsi sin dall'età dello svezzamento, ma di solito si sviluppano come risultato di ripetute assunzioni del cibo in questione. Una volta che si è instaurata l'intolleranza alimentare e/o chimica, ogni assunzione, pur se intervallata da periodi di astinenza, darà una reazione istantanea e poco piacevole; nel caso in cui, nonostante il malessere, si continui ad assumere l'alimento con regolarità, l'organismo è in grado di adattarsi ad esso (si instaura una sorta di meccanismo di assuefazione) si sente meglio ed è quindi incosciamente portato ad assumerlo in dosi sempre più frequenti.
Oltre ai disturbi che si sovrappongono alle sindromi tipicamente allergiche, quali asma, congiuntivite, eczema, orticaria e rinite, sorprendentemente sono state ricondotte ad intolleranze alimentari anche alcune forme delle seguenti patologie: nevrosi, labilità d'umore, crisi di irascibilità, cefalee (emicranie, nevralgie), vertigini, ipertensione, tachicardia, obesità, ulcere gastroduodenali, colite ulcerosa, sindrome del colon irritabile, costipazione, diarrea, afte, cistiti croniche e acne.
Il Morbo Celiaco, o Celiachia, è un’intolleranza permanente al glutine, proteina presente nel frumento, nell’avena, nell’orzo e nella segale.
Si manifesta come un’atrofia (cioè una diminuzione del volume di un organo o di un tessuto per riduzione degli elementi costituenti) dei villi intestinali, che comporta il malassorbimento dei nutrienti. Una dieta alimentare priva di glutine provoca il ripristino della mucosa intestinale.
La Celiachia è una delle patologie croniche più diffuse, colpisce, infatti, 1 persona su 300. Essa è una malattia a base genetica, ma la sua insorgenza è condizionata da fattori ambientali, quali l’allattamento al seno, la quantità di glutine e l’epoca dell’introduzione nella dieta durante lo svezzamento, le infezioni gastrointestinali trascorse, il tipo di cereali e di glutine assunto.
Il Morbo Celiaco si può presentare a qualsiasi età, ma colpisce specialmente i bambini nei primi anni di vita. Il sintomo più frequente è la diarrea, ma si può manifestare anche con stitichezza, dolori addominali, anemia, perdita di appetito, crescita ridotta nei bambini e malnutrizione sia nei bambini che negli adulti. I malati celiaci, durante tutta la loro vita, devono seguire una dieta priva di glutine per evitare la comparsa dei sintomi ed altre complicazioni più gravi. Il lattosio è uno zucchero presente nel latte di tutti i mammiferi, fatta eccezione per i pinnipedi (foche, trichechi, leoni marini). La molecola del lattosio è troppo complessa per poter attraversare la parete dell’intestino tenue, viene quindi scissa dall’enzima lattasi in due molecole più semplici: il glucosio e il galattosio. In carenza parziale o totale di lattasi, il lattosio non digerito arriva all’intestino crasso dando origine, per opera della flora batterica intestinale, a diversi disturbi, quali gonfiore addominale, dolori crampiformi, diarrea e flatulenza. Nella stragrande maggioranza degli individui la lattasi presenta la sua massima attività subito dopo la nascita e mantiene tali livelli fino allo svezzamento. Dopo questo periodo i livelli di lattasi diminuiscono, fino ad azzerarsi completamente nell’adulto. Per una parte degli esseri umani la sintesi di lattasi non si arresta con l’interruzione dell’allattamento e consente loro di poter utilizzare il latte come alimento in altre tappe della vita.
L’intolleranza al lattosio può avere un decorso a carattere permanente, nel caso ci sia un deficit congenito di lattasi, oppure a carattere transitorio, in quanto la sintesi di lattasi è stimolata dalla presenza di lattosio nell’intestino. Individui adulti, quindi, che si nutrono raramente di latte, possono manifestare i sintomi dell’intolleranza al lattosio nel momento in cui assumono di nuovo questo alimento nella dieta. Nel caso di decorso a carattere permanente si sconsigliano nella dieta latte e latticini. Nel caso, invece, di una intolleranza a carattere transitorio si consiglia di consumare il latte in piccole quantità e di aumentare progressivamente le dosi man mano che riprende la sintesi di lattasi. Normalmente in questi casi si tollera bene lo yogurt. Per ottenere un esito positivo nel trattamento di molte malattie è indispensabile modificare le abitudini alimentari. Spesso tali cambiamenti hanno un impatto psicologico negativo e vengono accettati malvolentieri perché associati con la malattia stessa. |

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